giovedì 16 maggio 2013

18_da grande: apologia del premestruo

Premestruo, giornate che manco a novembre e assenza prolungata del coinquilino che mi supervisioni possono trasformarsi in un cocktail letale per la mia sanità mentale.
E, come sempre, queste tre cose accadono tutte contemporaneamente.
Beh, avevate qualche dubbio a riguardo??
So che dovrei semplicemente mettere il mio cervello in stand-by per i fatidici 5 giorni che precedono ciò che mi denota in quanto signorina, per poi risvegliarmi a mente lucida e fresca come una rosa...ci provo tutte le volte che mi prende questo merdone cosmico, ma, vi assicuro, non c'è rimedio.
Ovviamente il mio merdone cosmico non ha nulla a che fare con crisi isteriche sull'incapacità di trovare un outfit che mi valorizzi (perchè non possiedo nè outfit che mi valorizzino, nè, tantomeno, occasioni mondane in cui sfoggiarli - per i lettori meno "sul pezzo" rimando al post 15_dell'essere precaria: lo shopping). Macchè! Maaagaaari!
Magari entrassi in crisi guardandomi allo specchio e ammettendo che, ragazza mia, senza palestra sarà dura la prova costume. Ma vààà!
Il mio merdone cosmico scandaglia nel profondo del mio subconscio per far emergere le domande più criptiche che l'uomo si pone da tempi immemorabili, tipo: ma perchè sono qui? cosa sto facendo della mia vita? e, poi, LEI. La più inquietante:
ma tu, Marta...cosa vuoi fare da GRANDE?

Gelo.
Balle di fieno.

Il momento in cui realizzi che non hai la risposta pronta ti senti spiazzata. Tutte le volte.
Perchè tu hai fatto prima, all'università, quello che volevi fare, poi hai fatto quello che le circostanze ti hanno più o meno imposto di fare.
Essere flessibili.
Accontentarsi del piano B, essere già felici di avercelo, quel cazzo di piano B, e, quando va a puttane anche il piano B, ci diamo una bella pacca sulle spalle, e ci diciamo che ora, col piano C, qualcosa riusciremo a risitemare.
Così ho fatto io. Per anni.
E mi sono accorta di non ricordare quasi più quello che era il mio piano A.

Ho sempre guardato con invidia chi aveva ben presente quello che avrebbe voluto fare nella vita, a me quella sicurezza di fondo mancava, perchè io sono così, un pò ingenua, un pò bonacciona, col fatto che sono una di ampie vedute, qualcosa l'avrei pure trovato prima o poi, no?
Quello che conta per me è l'ambiente. Questo è di certo un punto fermo.
Ho sempre sognato un posto in cui potessi essere in contatto con tanta gente.
Ho sempre avuto lavori dove sono stata per lo più sola.
Ho sempre pensato che la mia flessibilità e il mio spirito di adattamento mi avrebbero ripagata, d'altro canto, non  ci hanno fatto una testa tanta con questa stramaledettissima flessibilità?!?!?
Ero convinta che questo mio non incaponirmi su una cosa sola sarebbe stato il mio punto vincente, perchè nessuna porta fosse chiusa a priori.
E invece mi sa che mi sono lasciata bellamente fottere.
Perchè in questo marasma io, che ho quasi trent'anni, non so dire che cosa voglio fare da grande.
Brava come sono stata a reinventarmi sempre, per poter avere qualcosa, alla fine non ho mai stretto niente.

E il tempo passa, l'ansia cresce anche se so che, tra una settimana, tutto mi sembrerà meno grave di come lo è ora.

Nel frattempo, però, meglio rivedere le mie coordinate.


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